Il conte Amalio Parabeni Strombetti era sempre stato un giovine particolarmente attraente. I denti forti, lucidi e chiari decoravano una bocca dalle labbra piene e voluttuose, mentre un paio di baffi scuri, folti e selvaggi rendeva virile un viso dai lineamenti delicati ed altresì perfetti. A coronare tale meraviglia naturale spuntavano da sotto il cappello, inattesi, due occhi cerulei e limpidi. Da essi spesso guizzavano veloci lampi nervosi, tipici di quell’età inquieta in cui un ragazzo non è ancora un uomo fatto, ma allo stesso tempo non è più un bambino giocoso. L’andatura decisa e maschia si accompagnava a modi gentili e raffinati, ma mai molli, mentre il carattere ribelle e fiero di Amalio completava il ritratto di un uomo speciale e quantomai nobile. Sembrava insomma che tutti gli dei del cielo si fossero riuniti per concedere a questa creatura il meglio di ciascuna qualità attribuibile a una persona, per farne così un simbolo di perfezione fra gli umani. Egli era consapevole di tutto ciò e del fascino che da lui emanava in ogni momento, mentre, alla guida della sua ultra-moderna vettura sportiva di famiglia, si recava al consueto incontro settimanale col padre, conte Guido Strombetti, nella tenuta Colli Belli d’Oltremare. Purtroppo, già da diverse settimane, l’accesso all’enorme parco che circondava la villa era stato bloccato da alcuni lavori di rinnovamento ordinati da Guido, che non permettevano alle autovetture di qualsivoglia natura di recarsi nell’ampio parcheggio,da sempre previsto per le automobili degli abitanti della villa e degli ospiti in visita. Amalio fu dunque costretto a posteggiare la sua fiammante decappottabile in un parcheggio a qualche strada di distanza. “Poco male” pensò il giovine, che non si lasciava facilmente scoraggiare dagli ostacoli che la vita gli poneva innanzi “vorrà dire che andrò a piedi”. E fece per allungare la mano verso il portafogli in coccodrillo riposto nella tasca dei preziosi pantaloni in broccato, per estrarre i cinquanta centesimi necessari a pagare il posteggio dell’automobile per l’intera giornata. Proprio in quel momento una figura sottile e dal passo svelto si stava appropinquando al parcheggio. Amalio afferrò la moneta, la fece scivolare con decisione nella fessura del parchimetro, attese la stampa del biglietto da esporre sul parabrezza dell’auto, e infine lo agguantò con mano ferma. La figura misteriosa, che continuava a camminare, era ormai vicinissima e si rivelò infine essere quella di una donna dai lineamenti delicati, ben disegnati e nobili. Non l’aveva forse Amalio già intravveduta da qualche parte? Fece per schermarsi dal sole con la mano per vedere meglio a chi appartenesse quel volto dolcissimo, quando notò un’anomalia sul biglietto stampigliato che aveva appena ritirato dal ferreo macchinario. Il piccolo pezzo di carta recava la data del 28 novembre, la data del giorno dopo. Amalio pensò di avere preso un abbaglio, ma guardando e riguardando il biglietto dovette ammettere che era proprio così: la data sul ticket era misteriosamente sbagliata. Fu in quell’attimo che la donna si avvicinò completamente a lui, anch’ella con in mano una moneta da cinquanta centesimi e disse, con voce flautata: “Permette? Dovrei ritirare il bigliettino per il parcheggio…”. Gli occhi di Amalio incontrarono così gli occhi incantevoli della creatura e nulla fu mai più come prima. Egli si rese conto che fino a quel momento niente aveva avuto senso nella sua vita, niente. Tutti gli attimi che aveva vissuto, tutti i ricordi, le emozioni e le esperienze, non erano che polvere in confronto all’emozione che aveva provato nel suo cuore nel reincontrare casualmente, sotto forma di fiera e meravigliosa femmina, la compagna di gioco di una fanciullezza intera, Fabiana Cambiasi-Giovetti, mai più vista dopo la bancarotta del padre e il conseguente trasferimento all’estero di tutta la famiglia. La data erronea fu la scusa che gli permise di dirle, dopo un attimo di timore (Sarà il caso che mi ripresenti a lei dopo tutto questo tempo? E se non mi volesse?): “Fabiana, sei proprio tu? Possibile? No, risparmia i cinquanta centesimi, vi è un errore d’impostazione del parchimetro… Fabiana…”. [continua…]
Esorcicci di stile – esperimento nr. 2 – Liala
28 novembre 2012 di Eireen
Questo eserchiocco di stile è ME-RA-VI-GLIO-SO!!!! E ho detto tutto…
E non è che l’inizio…
Brava! 😀
Grazie! Mi sto divertendo come una pazza! 🙂