Riassunto: “L’amore non è un’opinione: lo sa bene Sam, ingegnere informatico di mestiere (ovvero, un mago del computer) e scapolo per vocazione (ovvero, mille fidanzate, mai quella giusta). Grazie a un algoritmo da lui inventato, Sam ha ideato la ricetta per far incontrare al primo colpo le anime gemelle. Tanto che perfino lui, tempo un click del mouse, ha trovato l’amore: si chiama Meredith, ha la testa fra le nuvole e vive in un appartamento con il soffitto pieno di modellini di aeroplani colorati. Tra i due è l’idillio. Almeno fino al giorno in cui Sam sorprende Meredith disperata: la nonna cui era molto legata è morta improvvisamente, e lei non ha neanche potuto dirle addio. Sam decide di aiutarla: facendo leva su tutto il suo genio informatico, s’inventa un sistema che, basandosi sulla corrispondenza passata della nonna – e-mail, lettere, chat – permette a Meredith di entrare in contatto con lei, e ricevere ancora suoi messaggi, come quando era viva. È il computer a scriverli – nello stile della nonna e con le stesse parole che avrebbe usato lei – ma questo a Meredith non interessa. Preferisce lasciarsi cullare dal dolcissimo inganno creato da Sam. Perché non c’è tentazione più forte, per chi resta, del trascorrere ancora un po’ di tempo con chi se n’è andato. Ma quando sarà proprio Sam ad averne bisogno, si accorgerà allora della sottile differenza che corre tra perdere qualcuno e lasciarlo andare.”
Signore e signori, benvenuti e grazie per essere intervenuti alla cerimonia di questa sera! È un vero piacere vedere così tanti di voi qui. Riconosco persino anche alcuni volti… Sento una grande emozione, nonostante i miei lunghi anni di esperienza. Ma prima di cominciare, desidero ringraziare colei che ha accordato ospitalità al “Premio Pessimo”, giunto ormai alla sua decima edizione: Eireeeeeeeen! (applausi) Grazie ancora di cuore Eireen per avere accettato di concedere uno spazio a questa importante serata (Eireen saluta dal pubblico). Ricordo a tutti voi gentili signori del pubblico, che il “Premio Pessimo” assegna ogni anno una statuetta alle peggiori schifezz…ehm…scusate, una piccola papera, intendevo dire assegna ogni anno una statuetta alle produzioni letterarie peggio riuscite dell’anno in corso. Ma ciancio alle bande e passiamo ai veri e propri premi.
Nella categoria suprema, quella presente fin dalle origini di questi concorso, abbiamo “Il Peggior Romanzo degli Ultimi Dodici Mesi”. Attenzione, vado ad aprire la busta col nome del vincitore… ancora un attimo… And the winner is “Tu, per ora #per sempre” di Laurie Frankel!!!! (Applausi a scroscio dal pubblico). Molto bene, direi che ce lo aspettavamo tutti, ma leggiamo con calma la motivazione. “Per una pessima scrittura, uno stile inclassificabile, un uso incredibilmente limitato del vocabolario nella lingua madre, un’incapacità assoluta di coinvolgere il lettore e di costruire una storia credibile, si segnala, senza ombra di dubbio, l’ultimo romanzo (speriamo ultimo per sempre) di Laurie Frankel”. Complimenti alla signora Frankel che, prima di diventare scrittrice a tempo pieno, insegnava scrittura. La giuria non si capacita di come ciò fosse possibile.
Ma proseguiamo, dato che l’autrice ha declinato gentilmente l’invito a ritirare la statuetta di persona, ritenendosi profondamente offesa e attribuendo la colpa alla traduttrice, accusandola di avere tradito lo spirito originale del romanzo.
La seconda categoria in gara era: “Peggior descrizione di un innamoramento tra due personaggi” e, senza esitazione, vi comunichiamo il vincitore. Sorpresa: si tratta ancora di Laurie Frankel con “Tu, per ora #per sempre”! Motivazione: “Per avere liquidato l’innamoramento tra i due protagonisti del romanzo in pochi paragrafi (da pag. 14 a pag. 17 in alto nell’edizione italiana di Sperling&Kupfer), senza alcuna esplorazione dell’aspetto psicologico dei protagonisti, né l’ombra della descrizione dell’evoluzione dei sentimenti”. Complimenti dunque alla nostra Laurie per essere riuscita in un’impresa che manco una bambina dell’asilo!
Terza categoria: “Peggior uso del linguaggio”. Andiamo a svelare il nome…oddio…mi tremano le mani, vedo una L, una A, una U…. Avete indovinato: “Per avere usato il linguaggio di una scolaretta di otto anni e per non avere la minima idea di come cavolo si scrive qualcosa di decente” il premio va a Laurie Frankel, con “Tu, per ora #per sempre”! Come esempio luminoso portiamo il seguente paragrafo: “Dal canto suo Meredith Maxwell era bella, simpatica e indubbiamente intelligente, una ragazza di trentaquattro anni … che amava il gelato alla fragola, appassionata di cani e viaggiatrice poliglotta con la pelle che profumava di mare”. WOW sono sconvolto per l’accozzaglia di banalità presenti in così poche righe: bella, simpatica, intelligente, mare, fragola. Complimenti, mancavano solo gli occhi azzurri ed eravamo a posto. Ma perdoniamole questa mancanza.
Ora facciamola breve, signore e signori, andiamo a svelare in quali altre categorie la nostra amica ha fatto man bassa di premi.
Categoria: “Peggior descrizione dei personaggi” per “Non avere reso minimamente credibili né realistici i personaggi, i quali oltretutto posseggono una profondità psicologica pari a zero assoluto”.
Categoria: “Peggior scena di sesso mai scritta” per la scena di sesso meno erotica e più ridicola della letteratura occidentale, infilata lì di colpo senza un capo né una coda e in un romanzo dove il sesso c’entra come i cavoli a merenda. Estratti vari che citiamo volentieri:
– Sam si tolse le scarpe fangose e i calzini (era proprio necessario specificare del fango? E i calzini in una scena erotica che c’entrano?) e si piantò a piedi larghi sfiorando i suoi (in gioventù Sam aveva fatto qualche lezione di yoga per conoscere nuove ragazze) (ma che c’entra questo dettaglio idiota messo lì tra parentesi?). Si protese contro l’apice della sua curva (illustrazione, please, che non si capisce che caspita stia cercando di dire l’autrice)[…] Sam le disegnò dei ghirigori nella polla di sudore che le si era formata (ma che schifo però)[…]lei fece un altro respiro prima di tornare nella posizione del cane a testa in giù (Che erotismo il cane a testa in giù, mamma mia! Ma chi è La Elliot nei tuoi confronti? La prossima volta magari scegli la posizione del gatto morto in putrescenza che fa veramente luci rosse!).[…] Meredith cerco di riprendere l’equilibrio e, liberando la mano sinistra, la infilò nei pantaloncini di Sam (che poesia, che lussuria!). Lui era sbalordito dalle sue capacità: il bikram yoga stava facendo miracoli. (Eh? Sarebbe come dire. “Lei allungò un piede per accarezzargli il lobo dell’orecchio: i benefici del pilates del martedì sera!”. Signore, perdona lei perché non sa quello che scrive.).
Categoria: “Maggior numero di dettagli superflui tra parentesi” per avere infarcito il suo romanzo di dettagli totalmente inutili e senza alcuna funzione narrativa. Un esempio per tutti: “Il venerdì si dedicarono a tutto quello che era rimasto: ancora tanto, anche se non troppo. Il telefono, gli aghi da calza, il cassetto delle cianfrusaglie colmo di tutto ciò che può contenere un cassetto di quel tipo (scotch, forbici, volantini delle pizzerie d’asporto, buoni sconto scaduti, elastici, graffette e portachiavi)”. E poi? (Il biglietto del cinema Astor del 2003, quando la nonna andò a vedere “Figli di un Dio Minore” rimasterizzato, i lacci delle scarpe del cugino Bob distrattone, una salvietta unta, una foglia di rucola marcia, la fattura della lavanderia (mannaggia, ecco dov’era – se pensava che aveva litigato con la lavandaia, accusandola di non avergliela consegnata!)).
Complimenti ancora una volta, non c’è che dire, le schifezze di questa fulgida autrice meritano veramente la nostra attenzione.
E voi, cari lettori, per quali categorie proporreste questo capolavoro al contrario?
Io lo candido anche alla categoria “miglior spreco di tema narrativo dell’anno”. Insomma la cara autrice aveva anche avuto l’idea di andare a esplorare un tema letterario ancora piuttosto vergine: la morte come business informatico ed elettronico. Bersaglio che non solo ha mancato de brutto, ma anche sminuito in maniera epocale. Trattato con superficialità (tratto distintivo dell’amica Laura) come tutto il resto del romanzo. L’unica nota passabile di tutto il libro sono le storie dei clienti che, come nel caso di Aroldo, danno un tocco umano e vissuto ad alcuni capitoli. Il resto non esito a definirlo spazzatura della qualità più pura.
Appena finito di leggerlo mi sono vergognato come un ladro di averlo proposto a questo illustre club del libro. Veramente la mia una gaffe che solo pochi saprebbero uguagliare o imitare.
Sono pienamente d’accordo con quanto espresso da te Eireen! Banale, scritto come un temino delle elementari, superficiale, con certi capitoli slegati tra loro e riflessioni campate per aria, piazzate lì così per sport, profondità psicologica nulla. Praticamente una macchietta in tutto e per tutto. Facilone e sciapo, sciapissimo. Nemmeno io mi capacito di come abbiano potuto pubblicarlo e reclamizzarlo come il libro rivelazione del primo semestre del 2013. Rivelazione si: che non c’è limite al peggio!
Prima di tutto, la tua recensione, Eireen, mi ha fatto morir dal ridere! E, dato che ne avevamo già parlato di persona, sai che sono d’accordo al 100% con quello che hai scritto.
Vorrei aggiungere le categorie “Peggiori dialoghi” e “Finale insuperabilmente banale”. Riguardo la prima, che è molto vicina alla categoria “Peggior uso del linguaggio”, ecco qui due estratti (e in inglese, così non si può fare scarica barile con la traduttrice):
“I know it’s not your fault”, she said after a while.
“I know.”
“I’m sorry.”
“Me too.”
“We can’t shut it down”, she said.
“I know.”
“We have to do something, though.”
“I know.”
Dopo questo esempio di fulgida eloquenza, eccone (evidenziato in maiuscolo) uno che potrebbe anche concorrere per “Frasi che la gente non userebbe mai nella realtà”:
(Chiamata di Sam a Meredith, post-mortem)
“You never call me!”
“Well, we live together”, Sam said weakly. “And work together.”
“And sleep together” Meredith giggled. “ALL NAKED AND EVERYTHING.”
Cioè, ma sul serio? Credo che nemmeno un’adolescente direbbe una cosa del genere.
Sul finale c’è poco dire: insulsa conclusione di una storia insulsa.
Torquitax, non sentirti in colpa per aver consigliato il libro, capita a tutti di prendere cantonate!
Santiddiobenedetto. Sono più che certa che una qualsiasi bambina inglese di 5 anni saprebbe scrivere dialoghi meglio strutturati e più coinvolgenti. No, ma io dico. Ci provo anche io. “Hi”. “Hi”. “How are you?” “Good. And you?” “Good, thanks. Lovely day, isn’t it?” “Wonderful!”. Ci sono andata vicino?
Poi sull’umorismo di questa autrice tralasciamo, che è meglio. E la battuta verso l’inizio in cui Sam, appena conosciuta Meredith, le dice. “Ma il tuo soprannome non è MERDE?”?. Non trovo neanche le parole per commentarla.
Sto ridendo per la tua recensione da ieri sera.
Non posso che concordare, con te: banale lo stile, inesistente la costruzione dei personaggi, senza spessore la storia. In questi giorni stavo proprio pensando a quali passaggi del libro citare qui come i peggiori a mio parere. 1-scena “erotica” sudaticcia e infangata, patetica! 2- scena di malanno di Meredith – per di più elegantemente ripresa in una conversazione post-mortem-penosa!
Te lo scrivo anche io Torquitax: non sentirti in colpa, perche lo spunto del libro sarebbe anche stato interessante e non potevi averlo letto prima di consigliarlo.
Grazie per il tuo contributo tagliente, Livia! 🙂 Non ricordo esattamente la scena del malanno. Volevo sfogliare il libro per controllare, ma credo che mi risparmierò questa tortura.
Non l’ho letto ma dopo la tua esilarante perfomance direi che lo eviterò con cura.
Quale premio? Forse quello che li raggruppa tutti. La peggior (migliore dipende dall’angolazione di visuale) ciofeca del panorama letterario.
Però mi sorge un dubbio. Sperling&Kufer non poteva puntare su qualche autore italiano piuttosto che su una scrittrice straniera, sperando che qualche gonzo abbocchi?
Mi sa che di gonzi che hanno abboccato ce ne sono stati parecchi, visto che stanno tarducendo il romanzo in so quante lingue straniere….
A volte sospetto che il nostro editore rimasto beffato metta in giro la voce che è un successo mondiale, sperando che qualche lettore italiano abbocchi.